Dai dati raccolti nell’Archivio Nazionale Radon risulta che la concentrazione di radon è stata misurata in più di 50 000 edifici, tra abitazioni (circa 36 000), scuole (circa 8 300) e luoghi di lavoro (circa 7 500), nell’ambito di campagne di misura condotte da enti ed istituti pubblici preposti.
Anche in presenza di mappe, più o meno dettagliate, della concentrazione di radon misurata in tali campagne (disponibili per diverse Regioni), l’unico modo affidabile per conoscere la concentrazione media nella propria abitazione è misurarla con dispositivi e protocolli adeguati.
La prima indagine nazione relativa alla definizione della concentrazione di Radon in Italia è stata condotta dall’Istituto Superiore della Sanità e dall’APAT in collaborazione con le Regioni e Province Autonome, le strutture del SSN su un campione statisticamente rappresentativo di 5631 abitazioni.
Iniziata nel 1989 e conclusa nel 1997 aveva come obbiettivi la valutazione della distribuzione di concentrazioni medie nelle diverse regioni e il numero di case con concentrazioni superiori a determinati livelli.
I risultati di questo studio hanno definito che il valore medio di concentrazione del Radon nazionale è di 70 Bq/m^3 mentre il valore medio mondiale stimato dall’UNSCEAR è di 40 Bq/m^3.
Si registra una situazione estremamente variabile che cambia da regione a regione: si passa da concentrazioni medie regionali dell’ordine di 30 – 40 Bq/m^3 in Basilicata e Liguria fino ad arrivare a concentrazioni intorno a 100 – 120 Bq/m^3 in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Campania.
Il numero di abitazioni che superano la concentrazione di 200 Bq/m^3 sono circa il 5% mentre quelle che vanno oltre i 400 Bq/m^3 sono circa l’1%.
Singole abitazioni possono anche arrivare a migliaia di Bq/m^3.
In seguito, molte Regioni hanno effettuato campagne di misura di approfondimento su scala regionale e/o sub-regionale, al fine di aumentare la conoscenza della distribuzione territoriale della concentrazione di radon e di individuare le aree regionali ad elevata probabilità di alte concentrazioni di radon (radon prone areas), secondo quanto previsto dal D.Lgs 241/00 (che ha modificato il D.Lgs. 230/95).
Queste indagini hanno interessato un numero di Comuni sensibilmente più alto rispetto a quelli coinvolti nella prima indagine nazionale. Complessivamente sono state misurate circa 25 000 abitazioni in 17 Regioni.
RADON NELLA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO – BOZEN
La mappatura del radon in Alto Adige è stata realizzata dall’APPA mediante misure in edifici abitativi con dosimetri passivi che sono stati esposti durante la stagione invernale (6 mesi da settembre a marzo) ed al piano terra delle case, esaminando almeno 20 case per comune. Allo scopo di poter valutare la media annuale alcune misure sono state eseguite anche durante il periodo estivo, determinando un rapporto medio tra inverno ed estate di 2:1.
Relativamente alla media annuale si può affermare che in totale circa nell’11% delle case esaminate in Alto Adige al piano terra si supera la soglia d’intervento di 400 Bq/m³ raccomandata dall’UE; in ca. il 2 – 3% delle case i valori misurati risultano addirittura superiori a 1000 Bq/m³.
Nel 1998, nella Provincia autonoma di Bolzano è stato introdotto un passo sul Radon nel formulario di richiesta di concessione edilizia, allo scopo di invitare il cittadino ad informarsi in merito al problema Radon presso il proprio Comune o presso il laboratorio dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente della Provincia.
RADON IN FRIULI VENEZIA GIULIA
La S.O.S. di Fisica Ambientale dell’ARPA FVG ha effettuato diverse campagne di misura per valutare i valori di concentrazione di radon negli edifici della regione, sia pubblici che privati.
Per quanto riguarda le strutture scolastiche e gli asili nido, sono state sottoposte a controllo tutte le strutture esistenti, e di anno in anno vengono effettuate ulteriori campagne per misurare nuove sedi o ampliamenti di strutture già esistenti.
Nell’ambito di queste campagne sono state effettuate oltre 10.000 misurazioni in oltre 1500 edifici.
E’ possibile consultare la mappa con i risultati della campagna effettuata presso oltre 2400 abitazioni della regione allo scopo di ottenere dati utili per la definizione delle radon-prone areas. Le misure sono state effettuate posizionando per due semestri consecutivi rivelatori passivi a traccia CR39 in due locali in ciascuna abitazione; la quasi totalità delle misure si è svolta nel periodo Settembre 2005 – Settembre 2006.
Per ogni quadrante della carta tecnica regionale in scala 1:5000 è stata effettuata la media aritmetica delle misure contenute.
Nel 2006, in Friuli-Venezia Giulia è stata approvato dalla Giunta Regionale il Regolamento recante requisiti e modalità per la realizzazione, l’organizzazione, il funzionamento e la vigilanza nonché le modalità per la concessione dell’autorizzazione al funzionamento dei nidi d’infanzia ai sensi dell’articolo 13, della legge regionale 20/2005. Nelle Norme tecniche ed indicazioni sui requisiti strutturali e funzionali dei nidi d’infanzia di tale regolamento si stabilisce che negli edifici adibiti a nidi d’infanzia non siano presenti concentrazioni di gas Radon superiori a quelle raccomandate nel 1990 dall’Unione Europea per gli edifici ad uso abitativo (ossia 400 Bq/m3 per gli edifici esistenti e 200 Bq/m3 per gli edifici da costruire).
RADON NEL LAZIO
L’Ispra e l’Arpa Lazio hanno condotto una campagna di monitoraggio a livello regionale pubblicato nel 2013.Sono stati raccolti dati su circa 4.600 abitazioni campionate casualmente nel territorio con le stesse procedure di base e impiegati circa 700 volontari per un controllo totale di circa 5200 abitazioni. Per la misura della concentrazione di radon sono stati utilizzati circa 25000 rilevatori di tracce nucleari a stato solido.
I dati raccolti hanno consentito di elaborare delle cartografie, rappresentanti le aree con maggiori probabilità di elevate concentrazioni di radon. I criteri adottati per le elaborazioni cartografiche sono stati scelti in modo arbitrario in assenza di criteri definiti dalla normativa, tuttavia si sono tenute in considerazione le esperienze effettuate in campo internazionale e nazionale.
Nel 2005, nel Lazio è stata emessa la legge regionale (14/2005) ’Prevenzione e salvaguardia dal rischio Radon’. Prevede che la Regione adotti un piano regionale di prevenzione e riduzione dei rischi connessi all’esposizione al gas Radon, l’individuazione delle aree regionali ad elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di Radon e l’adozione di criteri per la predisposizione di progetti di recupero e risanamento degli edifici a rischio.
RADON IN LOMBARDIA
Nel biennio 2009 – 2010 è stata condotta da Arpa Lombardia una campagna regionale di misura della concentrazione di radon indoor. Questa nuova campagna è stata condotta al fine di migliorare e approfondire le conoscenze sulla distribuzione territoriale del radon indoor negli edifici lombardi. E’ stato definito un piano di campionamento specifico e, in totale, sono state misurate circa altre 1.000 unità immobiliari dislocate in 7 province della regione (Bergamo, Brescia, Lodi, Mantova, Milano, Sondrio e Varese).
Nel 2011, la Regione Lombardia ha approvato le ’Linee guida per la prevenzione delle esposizioni al gas Radon in ambienti indoor’ (Decreto 12678 del 21-12-2011) che rappresentano uno strumento operativo per i Comuni, per i progettisti e per i costruttori di edifici e mirano a fornire indicazioni tecniche, sia per ridurre l’esposizione al Radon nel caso di edifici esistenti sia a prevenire la presenza di radon negli edifici di nuova realizzazione.
Inoltre la Regione ha sollecitato i Comuni ad attivare entro 3 anni le procedure per la revisione dei Regolamenti Edilizi Comunali (REC) e ad adottare norme tecniche basate sulle citate Linee guida.
RADON IN PIEMONTE
Le mappe presentate derivano da una pubblicazione di Arpa Piemonte del 2009 (reperibile al sito http://www.arpa.piemonte.it/upload/dl/Pubblicazioni), frutto di molti anni di studi e di migliaia di misure sperimentali.
Nel 2010, in Piemonte è stata emessa una legge regionale (5/2010) ’Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti’, contenente, all’articolo 11, disposizioni su Prevenzione e riduzione dei rischi connessi all’esposizione al gas Radon. Le disposizioni riguardano l’individuazione delle aree regionali ad elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di Radon e l’adozione di criteri per la predisposizione di progetti di recupero e risanamento degli edifici a rischio, per la pianificazione urbanistico territoriale e per la progettazione e costruzione delle nuove edificazioni.
RADON IN TOSCANA
Nel 2012, in Toscana, con una Delibera della Giunta Regionale (DGR 1019/2012) si è proceduto all’individuazione delle aree ad elevata probabilità di alte concentrazioni di Radon. In particolare sono stati identificati 13 Comuni per i quali la percentuale stimata di abitazioni con concentrazione di Radon superiore a 200 Bq/m³ è risultata pari ad almeno il 10%. Per quanto riguarda la prevenzione degli edifici da costruire, si segnala che nel Regolamento per l’Edilizia Bio-Eco Sostenibile prescrive l’obbligo di “valutare il rischio Radon in base alla mappatura regionale e di adottare strategie progettuali atte a evitare l’ingresso di Radon negli ambienti confinati”.
Nel 2012, in Toscana, con una Delibera della Giunta Regionale (DGR 1019/2012) si è proceduto all’individuazione delle aree ad elevata probabilità di alte concentrazioni di Radon. In particolare sono stati identificati 13 Comuni per i quali la percentuale stimata di abitazioni con concentrazione di Radon superiore a 200 Bq/m³ è risultata pari ad almeno il 10%. Per quanto riguarda la prevenzione degli edifici da costruire, si segnala che nel Regolamento per l’Edilizia Bio-Eco Sostenibile prescrive l’obbligo di “valutare il rischio Radon in base alla mappatura regionale e di adottare strategie progettuali atte a evitare l’ingresso di Radon negli ambienti confinati”.
RADON NELLA VALLE D’AOSTA
I dati ad oggi disponibili sono il risultato di varie campagne di misura dei livelli di concentrazione di radon in abitazioni:
- la Campagna Nazionale Radon degli anni 1990-1996, coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’ENEA-DISP (oggi ISPRA), che riguardò in Valle d’Aosta 20 abitazioni nel comune di Châtillon, 3 nel comune di Challand-Saint-Anselme e 1 nel comune di Saint- Oyen;
- una campagna condotta congiuntamente dall’Azienda USL e dall’ARPA Valle d’Aosta negli anni 2002-2003, con misure in circa 60 abitazione sull’intero territorio regionale;
- una campagna su richiesta dell’Amministrazione comunale di Aosta, e condotta dall’ARPA in collaborazione con il comune stesso, negli anni 2003-2005, con misure in 80 abitazioni sull’intero territorio comunale di Aosta;
- la campagna di caratterizzazione dell’intero territorio regionale, avviata su iniziativa dell’ARPA, su base comunale, a partire dal 2004.
Nella mappa sotto riportata sono indicati con cerchi azzurri tutti i punti di misura in abitazione. La superficie di ogni cerchio è proporzionale alla concentrazione media annuale rilevata. Sono evidenziati in rosa i 39 comuni per i quali sono già disponibili i dati di almeno 6 misure in abitazione (nell’autunno 2017 è iniziata la campagna di misura sul territorio del comune di Fénis – tratteggiato in figura).
RADON IN VENETO
La cartina rappresenta la prima mappatura delle aree a rischio radon in Veneto: la Regione ha definito aree a rischio quelle in cui almeno il 10% delle abitazioni è stimato superare il livello di riferimento di 200 Bq/m3, inteso in termini di concentrazione media annua.
Mediamente si stima che il 14% delle abitazioni ubicate nei Comuni a rischio possa presentare concentrazioni di radon superiori al livello di riferimento di 200 Bq/m3. Non è escluso, comunque, che abitazioni situate fuori dai Comuni a più alto potenziale, possano presentare elevate concentrazioni di radon.
Lo scopo di questa mappa è quello di supportare le autorità e le organizzazioni locali nell’attuazione di piani di intervento di prevenzione. Questa mappa non è destinata ad essere utilizzata per determinare se una casa in una determinata area debba essere controllata per il radon. Case con elevati livelli di radon sono presenti in tutte le fasce di classificazione. Tutte le case dovrebbero essere controllate indipendentemente dalla posizione geografica.
Comuni a rischio radon del Veneto
Si riporta di seguito l’ultimo aggiornamento disponibile dei comuni individuati a rischio radon, suddivisi per provincia.
Provincia di Belluno: Agordo; Auronzo di Cadore; Borca di Cadore; Castellavazzo; Cibiana di Cadore; Comelico Superiore; Cortina d’Ampezzo; Danta di Cadore; La Valle Agordina; Longarone; Ospitale di Cadore; Perarolo di Cadore; Rivamonte Agordino; San Nicolo’ di Comelico; San Vito di Cadore; Santo Stefano di Cadore; Soverzene; Taibon Agordino; Valle di Cadore; Vodo di Cadore; Voltago Agordino.
Provincia di Padova: Vo’ e altri Comuni dell’Area Euganea.
Provincia di Treviso: Asolo; Fonte; Fregona; Ponzano Veneto; San Zenone degli Ezzelini; Vedelago.
Provincia di Vicenza: Agugliaro; Albettone; Arsiero; Breganze; Caldogno; Caltrano; Calvene; Campolongo sul Brenta; Carre’; Cassola; Chiuppano; Cogollo del Cengio; Conco; Costabissara; Dueville; Fara Vicentino; Foza; Isola Vicentina; Laghi; Lastebasse; Lugo di Vicenza; Lusiana; Malo; Marano Vicentino; Montecchio Precalcino; Monticello Conte Otto; Pedemonte; Piovene Rocchette; Posina; Recoaro Terme; Roana; Rosa’; Rossano Veneto; Rotzo; Salcedo; San Nazario; Sandrigo; Santorso; Sarcedo; Schiavon; Schio; Solagna; Thiene; Tonezza del Cimone; Torrebelvicino; Valdagno; Valdastico; Valli del Pasubio; Valstagna; Velo d’Astico; Vicenza; Villaverla; Zane’; Zugliano.
Nel 2013, in Veneto, è stata emessa una legge regionale (20/2013) ’Prevenzione e salvaguardia dal rischio gas Radon’. Tale legge prevede che il Consiglio regionale approvi un Piano regionale di prevenzione e riduzione dei rischi connessi all’esposizione al gas Radon, in coerenza con il Piano Nazionale Radon. In particolare, tale Piano regionale dispone: 1) l’Individuazione delle zone e dei luoghi di lavoro ad elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di Radon e 2) l’adozione di prescrizioni costruttive e di accorgimenti tecnici nelle nuove edificazioni.
RADON IN PUGLIA
Fin dall’inizio degli anni ’90 la nostra Agenzia è impegnata sul fronte del monitoraggio del radon. Le principali campagne di monitoraggio effettuate possono essere riassunte come seguono:
- Nel biennio 1992 – 1993, nel contesto di un programma di monitoraggio nazionale coordinato dall’ISS, è stata condotta una campagna di misura del radon indoor in nove comuni pugliesi, per un totale di 308 misure. I risultati delle misure hanno evidenziato nella nostra regione un valore medio di concentrazione di attività di radon in aria pari a 51 Bq/m3, consentendo quindi di collocare la Puglia fra le regioni con i livelli più bassi di concentrazione Radon (Annual average and seasonal variations of residential radon concentration for all the italian regions. Radiation Measurements 40, pp. 686-694 (2005)).
- Nel biennio 2004 – 2005, ARPA Puglia ha condotto una indagine per la valutazione della concentrazione media annua di radon in ambienti di lavoro. In particolare, le misure sono state eseguite nei locali interrati e seminterrati (quindi maggiormente soggetti ad accumulo di gas radon) delle filiali della ex Banca Carime (attuale UBI Carime) nella Regione Puglia, per un totale di 74 filiali coinvolte e 324 rilevazioni.
Le misure, effettuate utilizzando dei rivelatori a tracce del tipo LR115 esposti nel corso del semestre autunno/inverno 2004-2005, hanno evidenziato una concentrazione di attività di radon in aria pari a 94 Bq/m3, valore superiore rispetto alla media sia italiana (75 Bq/m3) che regionale (51 Bq/m3). I risultati dello studio sono stati oggetto della pubblicazione scientifica “Il radon negli ambienti di lavoro” (G Ital Med Lav Erg, Vol. 32, No. 4, Suppl. 1, pag. 239-254, 2010).
- Nel biennio 2011-2012, è stata condotta una nuova indagine in 28 scuole di ogni ordine e grado della Provincia di Lecce, selezionate tra quelle in cui in una precedente indagine svolta dall’INAIL era stata riscontrata una elevata concentrazione di gas radon. L’interesse per ambienti scolastici è stato motivato dal fatto che:
- anche se non esistono dati sufficientemente certi che dimostrino una particolare suscettibilità all’esposizione al radon dei bambini rispetto agli adulti, l’esposizione prolungata al radon da parte dei bambini è pericolosa in prospettiva in quanto, protratta per lungo tempo, potrebbe aumentare il rischio di contrarre un tumore polmonare in età adulta;
- il periodo di attività scolastica (semestre autunno-inverno) coincide con il periodo di maggiore esposizione al radon e prevede la permanenza degli studenti per un numero significativo di ore giornaliere;
- per la metodologia di indagine si è fatto riferimento ai documenti: “Linee guida per le misure di concentrazione di radon in aria nei luoghi di lavoro sotterranei” (Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome – 2003) e “Linee guida per le misure di radon in ambienti residenziali” (ISPRA 2004).
Il monitoraggio è stato effettuato mediante l’utilizzo di rivelatori a tracce del tipo CR39, per un totale di 78 locali monitorati nel corso di due campagne semestrali stagionali (primavera/estate 2011 e autunno/inverno 2011-2012). I valori di concentrazione annuale ottenuti hanno evidenziato un superamento del valore di azione (valore oltre il quale è necessario che il Datore di lavoro provveda ad attuare azioni di risanamento) pari a 500 Bq/m3, come previsto dal D.lgs. 241/2000, in 35 casi su 76 monitorati. Successivamente, una nuova campagna di misure ha interessato 4 ulteriori scuole della provincia di Lecce nei 2 semestri autunno/inverno 2011-2012 e primavera/estate 2012.
- Nel biennio 2014-2015, ARPA Puglia ha sottoscritto un protocollo di intesa con il Policlinico di Bari (Delibera del Direttore Generale di ARPA Puglia n. 52 del 27.01.2014), per il controllo continuo del gas radon nei locali posti al piano seminterrato del Policlinico e dell’Ospedaletto “Giovanni XXIII”. La campagna di monitoraggio, effettuata secondo le indicazioni fornite nelle “Linee Guida per le Misure di concentrazione di radon in aria e nei luoghi di lavoro sotterranei” approvata dalla Conferenza delle Regioni e Province Autonome, ha previsto la collocazione di un totale di 425 dosimetri (di cui 408 presso il Policlinico di Bari e 17 presso il Presidio Ospedaliero Pediatrico Giovanni XXIII). Dagli esiti del monitoraggio risulta un solo punto di misura con una concentrazione media annua superiore a 500 Bq/m3 e 4 punti con concentrazione compresa tra 300 Bq/m3 e500 Bq/m3 . In tutti gli altri punti di misura la concentrazione di gas Radon è risultata inferiore al valore di 300 Bq/m3 (in alcuni casi anche inferiore alla Minima Concentrazione Rilevabile). Il monitoraggio è terminato a metà del 2015.
Si ricorda che la concentrazione media annua per gli ambienti di lavoro deve essere inferiore al livello di azione pari a 500 Bq/m3, previsto dalla normativa italiana vigente (D.lgs. 230/95 s.m.i.), superato il quale “l’esercente” dovrà porre “in essere azioni di rimedio idonee a ridurre le grandezze misurate al disotto del predetto livello”. Il limite di 300 Bq/m3 è previsto, sia per ambienti di lavoro che per ambienti di vita, dalla nuova Direttiva europea sulla protezione dalle radiazioni ionizzanti (“Basic Safety Standards” – Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio, pubblicata sulla G.U.U.E. L-13 del 17/1/2014), che dovrà essere recepita dagli Stati Membri dell’Unione Europea entro il termine del 06 Febbraio 2018.
- Nel corso del 2016, sono terminate le misure di concentrazione di gas radon presso l’Ospedale di Ostuni. Prosegue la convenzione con il Policlinico di Bari (Delibera del Direttore Generale di ARPA Puglia n. 673 del 29/09/2015) per la misura della concentrazione del gas radon in alcuni locali seminterrati.
Nel 2016 la Puglia ha promulgato la legge n.30 del 03/11/16 dal titolo «Norme in materia di riduzione delle esposizioni alla radioattività naturale derivante dal gas ‘Radon’ in ambiente confinato». La legge prevede la predisposizione di un piano regionale Radon, in coerenza con quanto sarà predisposto a livello nazionale, e la definizione di un livello di riferimento della concentrazione di Radon pari a 300 Bq/m³ per le scuole e per gli edifici non residenziali aperti al pubblico pena la revoca del certificato di agibilità